Résumé :
Nel Marc. gr. Z. 333 (coll. 644), testimone del testo astronomico intitolato Παράδοσις εἰς τοὺς περσικοὺς κανόνας τῆς ἀστρονομίας (di seguito Paradosis), copiato da Bessarione, sono presenti delle aggiunte, dovute all’intervento di Bessarione stesso, che si ritrovano nella tradizione manoscritta dell’opera soltanto nei discendenti del Marc. gr. Z. 333. Tali aggiunte sono tratte da un testo astronomico di Isacco Argiro e da una versione della Paradosis riveduta da Teodoro Meliteniote. L’analisi filologica e paleografica dimostra che in entrambi i casi le aggiunte sono ricavate da un codice di Giovanni Cortasmeno. Ciò dimostra che il Bessarione ebbe Cortasmeno come maestro non solo nella filosofia aristotelica (come già era noto), ma anche nell’astronomia, e che dunque il suo interesse per questa scienza si sviluppò già nella fase poco nota della sua formazione giovanile a Costantinopoli, e non solo, come si riteneva sino ad oggi, sotto la guida di Giorgio Gemisto Pletone a Mistrà dopo il 1431.